20131107

Identità anabattista






Carissime amiche e carissimi amici,
(così il Signore chiama i suoi discepoli, cfr. Giovanni, 15:15),

Gesù non ha mai scritto nulla e nessuno ha potuto registrare le sue parole o stenografare i suoi discorsi.

Ma io sono convinto che chi ha scritto o riportato il “discorso del monte” (Mt. 5-7) lo ha fatto nella piena fedeltà al Suo messaggio e illuminato dallo Spirito di Dio .
In questo “Discorso” mi ci ritrovo completamente, viene appagata la mia sete di giustizia, di solidarietà, di amore, di comunione, di pace, di speranza. Mi illumina e mi induce a riconoscere e ad accettare la Signoria e la Salvezza offertami da Gesù.
Il “Discorso del monte” è la parte centrale e fondamentale di tutto il Nuovo Testamento. Se anche il resto non ci fosse, sarebbe sufficiente ad indicare il Messaggio di Gesù e quale sia la strada che deve percorrere colui che vuole essere suo discepolo e amico.

Sembra un’affermazione avventata ma dobbiamo considerare che per alcuni secoli i cristiani non possedevano il Nuovo Testamento. Anzi ciascuno di essi, e ciascuna comunità, si sentiva “in rapporto diretto con Dio per mezzo dello Spirito”. Ed anche più tardi, quando apparvero progressivamente gli scritti che portarono ad essere codificati come “Nuovo Testamento”, i cristiani si sentivano in certa misura liberi di fronte al testo sacro.
Le chiese “istituzionalizzate” piccolissime o piccole, grandi o enormi, tutte si sentono diverse, e talvolta litigano tra loro, convinte di avere, esse sole, la Verità. Si preoccupano di stilare “Confessioni di fede”, codificare “interpretazioni bibliche”, creare “corpi direttivi”. Vanità delle vanità, si potrebbe affermare.

Ritorniamo al punto di partenza: non ci si accorge che Gesù “non ha scritto nulla” perché il Signore voleva che i suoi discepoli e amici lo confessassero non con ideologie o teologie ma con il loro “stile di vita” dal quale scaturisse l’amore e la speranza dell’ "uomo nuovo, l’uomo rigenerato dallo Spirito", l’uomo testimone di Cristo, l’uomo che continua, in quanto incorporato in Lui, la Sua opera di Salvezza: “… Io ti ho posto come luce delle genti perché tu porti la salvezza fino all'estremità della terra ". (At. 13:47)
ROBERTO DEROSSI
  

- IDENTITA' ANABATTISTA -
*   *   *   *   *  
L'insegnamento di Gesù ai suoi discepoli:
  • BATTESIMO DEI CREDENTI
  • COMUNITA' DI DISCEPOLI
  • SEPARAZIONE TRA CHIESA E STATO
  • SEPARAZIONE DALLA MALVAGITA' E DAI POTERI DEL MONDO
  • NON-VIOLENZA E NON-RESISTENZA
  • AMORE INDISCRIMINATO E SOLIDALE 
  • RISPETTO DELLA CREAZIONE
--.-- 

 
ESSERE DISCEPOLI DI GESU' 
       
Se ci viene chiesto di rendere conto della nostra fede, dobbiamo semplicemente rispondere:  
“Credo in Dio Padre,
nel suo figlio Gesù, il Cristo, 
nostro Signore e Salvatore,
e nello Spirito Santo”.

  Una dichiarazione allo stesso tempo semplice e profonda: semplice, com’è caratteristica del discepolo di Gesù, profonda com’è immensa la realtà di Dio.

 La fede nel Cristo non si fonda, infatti, su dottrine o su confessioni di fede, ma sulla testimonianza che Egli è nostro Signore e Salvatore.
 Gesù Cristo è vivente tra noi ed Egli è la nostra Via ed il nostro Maestro.
 Il suo Vangelo deve essere costantemente compreso, attualizzato, e reso concreto nella nostra vita e nei nostri comportamenti.
 E’ un Messaggio d'Amore che vive e che s’incarna continuamente nel tempo e nelle diverse culture per opera dello Spirito di Dio e non può essere imprigionato in statiche ed inadeguate formule dottrinali o ideologiche.
  Questo modo di intendere la fede, che stabilisce le sue basi sui valori evangelici” e non su dottrine o ideologie, può definirsi “fede vissuta”.

Come credenti in Gesù riteniamo che la salvezza ci venga offerta da Dio per Grazia, e non per nostri meriti od opere religiose, e che la Bibbia rappresenti l’autorità principale per i credenti, ma il nostro modo di intendere la fede richiede che vengano approfonditi ed interpretati alcuni aspetti, mettendone in risalto il loro significato: 
  • La salvezza per mezzo della conversione grazie allo Spirito vivente di Dio.
  • L'autorità della Sacra Scrittura.
  • Il ruolo fondamentale dello Spirito Santo per interpretare la Bibbia.
  • La vita da discepoli nell'imitazione di Gesù. 
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COME SIAMO SALVATI ?

   
 La salvezza per Fede

 L’essere umano è salvato per la sola fede in Cristo.
Tuttavia è necessario precisare il processo che deriva dal concetto di salvezza per fede.
 Innanzi tutto per giungere alla fede è necessario comprendere l’annuncio della Parola, accettare il dono fatto da Dio, convertirsi e credere. Giungere alla fede significa “nascere di nuovo” e richiede  l’impegno consapevole di camminare in novità di vita seguendo gli insegnamenti del nostro Signore e Maestro Gesù, il Cristo.  
“Per noi che siamo stati liberati nel nostro spirito e sanati nella nostra anima…  è necessaria una nuova nascita” 

La nuova nascita deve quindi essere intesa come un processo spirituale che esige la partecipazione attiva e consapevole della persona. Il segno esteriore di questa nuova nascita, che impegna il credente a camminare nella risurrezione di Cristo, è il battesimo.
La fede si manifesta attraverso i frutti che essa porta nella vita quotidiana.
Infatti se la salvezza è donata per grazia e non può essere frutto dei nostri meriti, il Nuovo Testamento ci porta ad affermare che anche i credenti hanno un ruolo da giocare.
Il dono della fede non esclude la responsabilità dell’essere umano. Gli esseri umani devono rispondere al dono della fede che Dio ha loro fatto.

Il significato della “nuova nascita”.

 Pensare che la salvezza può portare ad un cambiamento di vita ma che non trasformi la natura fondamentalmente peccatrice dell’essere umano, non percepisce adeguatamente quanto viene espresso nel Nuovo Testamento in merito alla nuova nascita o nascita dall’alto.
 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio. (2Cor, 5:17-20 )

 Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». (Giovanni 3:3)

 Il credente, nel momento in cui Dio gli dona la fede, riceve anche una potenza spirituale.
Coloro che accettano il dono di Dio, non sono solamente giustificati in cielo, sono nati di nuovo qui ed ora.
La fede rende capaci di “rivestirsi” di Cristo e di ricevere la potenza dello Spirito Santo. 
Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. (Galati 3: 26)

La grazia di Dio rigenera i peccatori e li rende nuove creature. I credenti, nati di nuovo e rigenerati per opera dello Spirito Santo, diventano capaci d’interpretare e di comprendere la volontà di Dio nella Scrittura e di condurre una vita nuova, poiché in loro rimane lo Spirito.

La fede e le opere 

I credenti sono salvati per la fede e non per le opere ma si deve anche aggiungere che coloro che hanno ricevuto il dono della fede e credono in Gesù Cristo diventano delle nuove creature.
D: Quanti tipi di fede esistono?
R: Due tipi, la fede vivente e la fede morta.
D: Quale è la fede morta?
R: Quella che è sterile e senza le opere dell’amore   

A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha le opere ? Può la fede salvarlo ?
Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?
Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».
Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano. Insensato! Vuoi renderti conto che la fede senza le opere non ha valore?
Abraamo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere quando offrì suo figlio Isacco sull'altare?
Tu vedi che la fede agiva insieme alle sue opere e che per le opere la fede fu resa completa; così fu adempiuta la Scrittura che dice:
«Abraamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto come giustizia»; e fu chiamato amico di Dio. Dunque vedete che l'uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto. (Giacomo 2,14-24)

D: Quale è la fede vivente?
R: Quella che produce i frutti dello Spirito e le opere 
Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge.
Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio.
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge. Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. (Galati 5:16-24)

I credenti compiono quindi opere d’amore perché sono stati rigenerati per la potenza dello Spirito Santo. Avere la fede significa aver ricevuto questa potenza.

La via del Discepolo

 Chiunque ha accettato il dono della fede è una persona rigenerata che, rivestita” di Cristo si è incamminata nella via del discepolo.  
Quando si parla di salvezza non si parla di essere “giustificati per fede”. La salvezza è un processo che esige la perseveranza per tutta la vita. 
Avanzare nel cammino cristiano significa essere pronti a sacrificarsi, a scegliere la via stretta e ad impegnarsi.  
L’espressione più carica di questi significati è “l’ubbidienza della fede”   
Gesù Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale abbiamo ricevuto grazia e apostolato perché si ottenga l'ubbidienza della fede fra tutti gli stranieri, per il suo nome fra i quali siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo (Romani. 1:5).  

Essa presuppone una disponibilità di fondo a “udire ed agire”  

«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia.
E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.”
(Matteo 7:24-26)

- Credere al perdono dei peccati in Gesù Cristo significa essere passati attraverso un processo di pentimento e conversione.  
- Essere diventati discepoli significa camminare al seguito di Gesù e conformarsi alla sua parola e alle sue azioni. 
Come conseguenza, questa comprensione della fede ci porta inevitabilmente a concepire in modo del tutto particolare la Chiesa come una “Comunità di credenti e discepoli di Gesù Cristo”.  
 Il riferimento finale, per il discepolo e membro del corpo di Cristo, è Gesù stesso, la Testa del corpo. 
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IL BATTESIMO 
“Andate ed istruite tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.” (Matteo 28:19-20) 

Sono i versetti che contengono il chiaro comandamento biblico in merito al battesimo: andate ed insegnate (annunciate la Parola di Dio) ed in seguito battezzate. I nuovi cristiani dovranno, poi, imparare a vivere una vita d’obbedienza agli insegnamenti di Gesù sapendo che secondo la sua promessa Egli sarà sempre con loro.  
L’ordine contenuto nella Scrittura è quindi senza equivoci e non può in alcun modo applicarsi ai neonati: non si tratta di un atto religioso dotato di una carica miracolosa o magica ma di un segno esteriore che esprime una fede interiore. 
Questi sono i motivi per i quali il battesimo degli infanti è considerato insignificante e nullo. Quando un adulto chiede di essere battezzato, anche se ne ha ricevuto uno da infante, non viene battezzato di nuovo (ri-battezzato) ma accede all’unico e vero battesimo.

I SIGNIFICATI DEL BATTESIMO
Uno è il battesimo di Gesù,
ma se ne possono evidenziare tre aspetti o momenti.  

I - IL BATTESIMO DELLO SPIRITO

 “Il battesimo di Spirito e di fuoco dona vita e salvezza  al peccatore che si confessa grazie al fuoco  della Parola divina e allo Spirito di Dio”   
Quando una persona incontra l’annuncio evangelico e con sincerità lo accoglie nel suo intimo, incontra anche il battesimo dello Spirito.
 Questo battesimo, fondamentale ed essenziale, porta il credente al pentimento, a ricevere la fede e alla volontà d’impegnarsi, lo rigenera e gli dona il potere spirituale di diventare discepolo obbediente.
  Di questo battesimo ne parla anche Giovanni Battista quando afferma:
“E’ vero che io battezzo nell’acqua; ma colui che verrà dopo di me è più potente di me: a lui non son degno di allacciare il sandalo: Egli vi battezzerà nello Spirito Santo e nel fuoco.”  (Luca 3, 16)

II - IL BATTESIMO D’ ACQUA

 “Il battesimo d’acqua nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è una confessione pubblica e una testimonianza di fede interiore e d’impegno”
 Il battesimo d’acqua è l’aspetto complementare del battesimo dello Spirito. Si tratta di una confessione o di una “testimonianza” che attesta ciò che è  già avvenuto interiormente.
 Non si deve pensare che il battesimo d’acqua sia facoltativo o senza importanza: esso riveste un ruolo indispensabile perché instaura il corpo visibile di Gesù Cristo sulla terra.
Il battesimo d’acqua è la testimonianza esteriore, conseguente e necessaria, di un cambiamento spirituale interiore.
Quando i credenti accettano il battesimo d’acqua, fanno una promessa pubblica e si impegnano solennemente e personalmente di fronte alla Comunità o Chiesa a vivere come Cristo ha vissuto.
  Il battesimo è una risposta obbediente ai comandamenti della Scrittura ma è anche il patto di una buona coscienza” (1Pietro 3:21) davanti a Dio e alla Chiesa.
Il battesimo d’acqua non può quindi essere sottovalutato o lasciato da parte.

III - IL BATTESIMO DI SANGUE

L’espressione “battesimo di sangue” richiama alla mente il sangue sparso in ogni tempo dai discepoli di Gesù a testimonianza della Verità.
Ma questa espressione deve avere per noi anche un altro significato meno drammatico.
Questa è un’immagine importante che serve a far comprendere che dopo il battesimo dello Spirito ed il battesimo d’acqua, una battaglia permanente ci aspetta di fronte alla “carne” ed al “mondo”.
E’ necessario resistere costantemente alle debolezze umane com’è necessario invocare costantemente la potenza dello Spirito.
Far morire il vecchio Adamo ecco in cosa consiste il terzo battesimo, un battesimo doloroso che si ripete costantemente. La via della fede è una lotta continua e una vittoria contro le tentazioni. 

"Mediante il battesimo nella sua morte noi siamo stati seppelliti con lui affinché, come Cristo risuscitò dai morti, per la gloria del Padre, così anche noi vivessimo di vita nuova" (Rm. 6:4) 
ANTICO INNO ANABATTISTA 
“ La carne deve essere vinta giorno dopo giorno
poiché essa non vuol vivere e regnare
se non con i propri desideri.

Ma in noi è lo Spirito del Cristo 
che domina e riporta la vittoria.

Per questo l’essere umano porterà buoni frutti 
che renderanno testimonianza ad un buon albero.

Giorno e notte compirà tutte quelle cose 
che riguardano la lode di Dio e l’amore fraterno. 

Il vecchio Adamo deve morire ed essere sotterrato.“

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 LA CHIESA E’ COMUNITA’
 UNA COMUNITA’ DI DISCEPOLI, NATI DALLO SPIRITO, RIUNITI ATTORNO A GESU’ CRISTO

  Tutti i membri della Chiesa, ovvero della Comunità, sono dei credenti nati dallo Spirito.
 In questa Chiesa/Comunità non deve esserci nessun interprete privilegiato della volontà di Dio.
 E’ compito dei membri della Comunità dei credenti, in virtù dell’amore reciproco che li unisce nella partecipazione al Corpo di Cristo, interpretare la Scrittura e discernere la volontà del Padre.
 E’ lo Spirito Santo che crea questa Comunità ed in essa è la Persona e la Parola di Gesù Cristo che costituisce il criterio d’ogni discernimento.

  “… non fatevi chiamare maestri, uno solo, infatti, è il vostro Maestro e tutti voi siete fratelli. E non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il vostro Padre, quello celeste. Il più grande tra voi sia vostro servo” (Matteo 23:8-11)  

L’AUTORITÁ  

 Una chiesa di credenti implica che tutti quelli che ne fanno parte sono depositari dell’autorità.
Ciò significa che nella Comunità non vi sono membri dotati di speciali poteri che li mettano al di sopra degli altri e li rendano quindi diversi.
L’autorità, ovvero il potere, è esercitata in modo solidale, unitario ed esclusivo dalla Comunità riunita: è un potere indivisibile.
Nessuno viene quindi delegato a comandare su altri che devono ubbidire: è una chiesa di eguali.
L’insegnamento di Paolo sul corpo di Cristo e particolarmente sul rapporto tra l’unico corpo e le sue membra (1Cor.12: 12-31) deve essere letto alla luce del noto insegnamento di Gesù ai discepoli, secondo cui nessuno tra loro deve farsi chiamare maestro o guida, perché essi hanno nel Cristo l’unico Maestro e l’unica Guida e sono tutti fratelli.

  MINISTERI E CARISMI 

Se in questo tipo di comunità non ci sono dei diversi rivestiti di qualche potere, resta valido l’insegnamento Paolino della diversità dei ministeri o dei servizi, ai quali vengono preposti quei membri della comunità in cui siano riconosciute le capacità adeguate o, meglio, i “doni” largiti liberamente ed illimitatamente dallo Spirito Santo.
Ma è sempre la Comunità che giudica i carismi, chiama al ministero e ne controlla l’adempimento. E’ sempre il ministero che fa i ministri: non ci sono cioè ministri investiti di tale qualifica indipendentemente dal ministero e al di fuori della comunità.
Nel ricercare la volontà di Dio talvolta la comunità non riesce a condividere un giudizio o a prendere una decisione unanime.
In questo caso la comunità deve raccogliersi in preghiera per verificare la propria fedeltà a Cristo e astenersi da qualsiasi decisione non unanime in base al principio che se nella comunità non c’è unanimità non c’è lo Spirito Santo.

LIBERTÁ D’ANNUNCIO

Il centro della vita comunitaria è l’annuncio della Parola.
Il ministero della Parola, nelle varie forme della predicazione, della meditazione e dello studio, unitamente alla preghiera e alla conseguente ricerca della volontà di Dio, deve essere il centro dell’attività della Comunità riunita.
L’obiettivo per il singolo credente e per la Comunità è rendere la Parola di Dio “ Parola vissuta ” per poter essere annunciata.
Questo ministero della Parola comporta che anche la predicazione sia un carisma che non lega lo Spirito Santo ad alcuni membri della Comunità ad esclusione di altri.
Anche quando la Comunità riconosce e designa, più o meno stabilmente, dei “Servitori della Parola” o dei “Pastori”, resta valido il principio della libertà di predicazione.
Questo diritto può essere chiamato il “diritto di quelli che stanno seduti”, con riferimento ad un non equivoco testo Paolino (1Cor.14:30), secondo cui questa era anche la prassi nella chiesa primitiva.
Ciò che occorre mettere in evidenza è che il carisma fa il predicatore, e non la scuola o la preparazione, in virtù del dono dello Spirito.

CONOSCENZA DELLA SCRITTURA

 In una Comunità di credenti, tutti i membri sono incoraggiati a conoscere la Scrittura.
Se pensiamo ai credenti dell’epoca della Riforma, soprattutto a coloro che vennero perseguitati per la loro fedeltà a Cristo, costatiamo che sebbene a quell’epoca la maggior parte delle persone non sapesse leggere ne scrivere, essi conoscevano lunghi passi delle Scritture.
Imprigionati, impressionavano sovente i loro persecutori recitando a memoria i fondamenti biblici della loro fede, capitolo per capitolo, versetto per versetto.
I membri di una Comunità, costituita attorno a Cristo nello Spirito Santo, hanno l’obbligo di rispondere della loro fede e di essere in grado di spiegarla e di difenderla dal punto di vista biblico.

 UNA CHIESA/COMUNITÁ VISIBILE

La Chiesa è l’opera dello Spirito Santo, è il frutto della presenza del Cristo nella vita dei suoi discepoli, per questo la vera Chiesa è una Chiesa visibile che si realizza nella Comunità composta da coloro che hanno scelto pubblicamente di dire di sì all’offerta della grazia di Dio in Gesù Cristo.
La vera Chiesa non può essere solamente “conosciuta da Dio solo”, ma deve essere visibile a tutti, chiunque esso sia: i segni distintivi di questa Chiesa sono il pentimento, la nuova nascita e la nuova vita dei suoi membri.
E’ una Chiesa che testimonia di essere composta da discepoli obbedienti, impegnati a seguire, imitandolo, il loro Signore e Maestro Gesù Cristo. Ovunque si riuniscono i discepoli , nel nome di Gesù, per formare una Comunità, ivi è presente la vera Chiesa; senza alcuna necessità di riconoscimenti o autorizzazione di una qualsivoglia “autorità” religiosa.
La Chiesa-Comunità è una realtà che può sussistere e cominciare in ogni punto dello spazio ed in ogni momento del tempo, perché si fonda sul Cristo della fede e dell’amore fraterno, senz’altra mediazione ed autorità che quella pura, semplice e sola della sua Parola.
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LA SACRA SCRITTURA
“Chi non ha lo Spirito e pensa di trovarlo nella Scrittura,
cerca la luce e trova l’oscurità”.

LA  SACRA SCRITTURA 

La Riforma del XVI secolo proclamò la Sacra Scrittura l’unica autorità di fede e di disciplina della chiesa.
Tuttavia la Sacra Scrittura doveva essere interpretata: chi era abilitato ad interpretarla
Se per i cattolici era il Papa e per i riformatori erano i teologi, oggi dobbiamo constatare che molti cristiani si affidano agli Organi Direttivi della loro denominazione che opera e comunica attraverso i responsabili delle comunità.
Se si può essere d’accordo nell’affermare che la Bibbia deve essere norma di vita, non si può che respingere l’idea con la quale si afferma che solo i  teologi o gli Organi Direttivi delle varie Chiese siano in grado d’interpretare correttamente la Bibbia.  

“ Il comandamento di Dio non consiste nella lettera,
ma nella potenza che viene donata dallo Spirito Santo ”

I migliori interpreti della Sacra Scrittura sono i credenti che hanno ricevuto lo Spirito di Dio: 
“Ora voi avete l’unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza”. 1Giov. 2:20
Ciò significa, concretamente, che un illetterato che ha ricevuto il dono dello Spirito interpreta la Parola di Dio meglio di un teologo che non ha lo Spirito:  

“Quanto a voi, l'unzione che avete ricevuta da Lui rimane in voi, e non avete bisogno dell'insegnamento di nessuno; ma siccome la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera, e non è menzogna, rimanete in lui come essa vi ha insegnato”. (1Gv. 2:27)
“…quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità (Giovanni 16:13)  

Parola e Spirito sono strettamente collegati e l’una non sta senza l’altro. Non c’è Parola di Dio senza conferma dello Spirito, non c’è Spirito senza il controllo e la garanzia della Parola. 
Perciò è più corretto affermare che “Scrittura e Spirito, insieme piuttosto che “sola Scrittura” sono la norma del discepolo di Gesù. 
“Scrittura e Spirito” è un principio fondamentale ed irrinunciabile perché apre a tutti i discepoli, l’interpretazione della Parola di Dio, sia alle persone istruite come a quelle che non lo sono, alle donne come agli uomini. 
Le autorità ecclesiastiche considerano tutto questo politicamente dannoso e teologicamente irresponsabile.
Ma è certo che comprendere o discernere la volontà del Padre è compito di tutti i credenti.  

Spirito, Bibbia e… Comunità
L’interpretazione delle Sacre Scritture

IL DISCERNIMENTO COMUNITARIO 

Talvolta alcuni discepoli, basandosi sul principio “Scrittura e Spirito” e credendosi “condotti dallo Spirito” profetizzano e adottano interpretazioni o atteggiamenti che possono risultare discutibili.
Altre volte la fratellanza è chiamata ad interpretare la Scrittura per comprendere e testimoniare di fronte al mondo, come Comunità, gli insegnamenti del Cristo e la propria fedeltà.
Come possiamo riconoscere “gli spiriti” e la “volontà di Dio” ?
Uno dei principi per mettere gli spiriti alla prova o per individuare la volontà di Dio da testimoniare come Comunità, consiste nell’esaminare, sia la lettera che lo spirito, nell’assemblea dei credenti: i fratelli e le sorelle, dopo essersi raccolti in preghiera, leggano insieme la Scrittura e ne valutino l’interpretazione.
E’ un metodo di discernimento comunitario che pone un primo elemento di verifica nell’interpretazione della Scrittura e della profezia. 

  IL CRISTO 

Un secondo principio di discernimento o di verifica, inscindibile dal primo, è il criterio che qualsiasi indicazione o affermazione d’ordine spirituale deve essere verificata alla luce della vita e della parola di Gesù Cristo.
La fratellanza verificherà ogni indicazione o affermazione d’ordine spirituale alla luce della vita e della parola di Gesù Cristo come ci viene presentata dalla Scrittura poiché 

E’ per lo Spirito, la Parola, le azioni e l’esempio di Gesù Cristo
che tutti devono essere giudicati sino al giudizio finale” 

 Il “discernimento degli spiriti” avviene per mezzo di Gesù Cristo ed opera nel giudizio della comunità tramite la testimonianza che ne rende la Scrittura.
Quando la fratellanza sarà unanime nel suo giudizio si sarà certi della presenza dello Spirito e l’interpretazione potrà considerarsi veritiera, poiché
Dove non c’è unanimità non vi può essere lo Spirito”

Un Esempio

 Francesco della Sega, una splendida figura di martire cristiano condannato dall’Inquisizione ad essere annegato nella laguna di Venezia il 26 febbraio 1565, perché anabattista, agli impietosi e violenti Inquisitori che cercavano di accusarlo di non comprendere e di mal interpretare le dottrine contenute nella Bibbia, rispondeva con semplicità e determinazione:
" Io non attendeva ad altro che a voler viver secondo Christo, né mi curava de suttilità, curiosità o misterii che non fanno bisogno né sono de utilità a una vita bona cristiana. "
Egli voleva sottolineare, con queste poche parole, l’importanza di cercare nelle Scritture solo la volontà di Dio e non dottrine teologiche del tutto inutili per una concreta testimonianza cristiana.

Come possono i discepoli di Gesù discernere la volontà di Dio ?

La volontà di Dio si rivela nella Scrittura, interpretata da tutti i credenti sotto la potenza dello Spirito Santo, ponendo la figura di Gesù Cristo come criterio di discernimento.

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LA SANTA CENA DEL SIGNORE

  La Santa Cena è il segno che rende concreto l'essenza del messaggio evangelico ed il fondamento della Comunità dei discepoli.
  In essa si realizza, nell'unione dei discepoli con il loro Maestro e Signore Gesù, la lode ed il ringraziamento al Padre per aver 
“…tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, affinchè chiunque crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna” (Giovanni 3:16)
Con questa celebrazione i credenti rinnovano il loro impegno battesimale e manifestano l’attesa per il ritorno glorioso del Signore Gesù.
La Santa Cena è il segno che rende concreto l’essenza del messaggio del Vangelo ed il fondamento della Comunità.
La Cena del Signore è segno dell’unità dei credenti ma contestualmente anche della loro disponibilità al sacrificio perché essi, come Comunità, rappresentano il Corpo di Cristo.
Partecipare alla Cena del Signore testimonia il desiderio del credente di “donare se stesso alla comunità nell’amore e nella sofferenza, nella ricchezza e nella povertà, nell’onore e nel disonore, nella gioia e nel dolore, nella vita e nella morte, pronto a offrire la propria vita e la propria salute per i fratelli e per chi si trova nel bisogno, come Cristo ha dato se stesso per lui. " 
Con la Cena i discepoli non solo celebrano il memoriale dalla passione di Cristo, la sua morte e la sua risurrezione, ma proclamano la salvezza che Egli ha operata in loro  e annunciano il Suo ritorno e l’avvento del Regno futuro.

“Il Signore Gesù, nella notte in cui venne tradito, prese del pane e dopo aver reso grazie lo spezzò e disse: questo è il mio corpo, che è per voi, fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore finché egli venga." (1Corinti 11:23-26)                                      
 La Cena del Signore deve essere celebrata degnamente, nell’impegno all’amore reciproco ed a seguire Cristo identificandosi in Lui.

DEGNAMENTE

Solo chi ha ricevuto il battesimo dei credenti, che ha una fede viva che manifesta nel vivere quotidiano ed è in spirito d’unione con la Comunità, possiede le condizioni per partecipare alla Cena del Signore. 
Essa è la celebrazione dell’unità nel Corpo di Cristo e ogni membro deve esaminarsi attentamente se ha realizzato nella propria vita la promessa di essere discepolo del Cristo.

 “Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Corinti 11: 28-29)

 NELL’IMPEGNO ALL’AMORE RECIPROCO

Con la Cena del Signore, i discepoli testimoniano la consapevolezza che tra loro esiste un rapporto più profondo di qualsiasi altro: essi sono fusi nel Corpo di Cristo (Siate una cosa sola in Me).
A questo Corpo il discepolo di Gesù vi partecipa non solo mettendo a disposizione i doni dello Spirito ma anche i beni che Dio gli concede.

“E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Giovanni, 16:22-23)

LA LAVANDA DEI PIEDI

Il vangelo di Giovanni, diversamente dagli altri vangeli, non riporta il racconto della Cena del Signore ma quello della lavanda dei piedi.
Questa azione vuol esprimere, con particolare chiarezza, uno degli aspetti essenziali della Cena del Signore: l’importanza di rendere concreto, attraverso l’umile servizio del discepolo, l’amore reciproco.
Amare e vivere per gli altri è quanto ha comandato Cristo come via al Regno di Dio

“Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri: vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto, facciate anche voi” (Giovanni, 13:14-15)


NELL’IMPEGNO A SEGUIRE CRISTO IDENTIFICANDOSI IN LUI

Con il battesimo, il discepolo si è impegnato a seguire con la propria vita Gesù e, come Lui ha dato la propria vita per il genere umano, anche noi dobbiamo riaffermare la volontà d’essere pronti a  donarla per gli altri come segno di sacrificio e d’amore.
Nella consapevolezza di essere diventati figli adottivi di Dio, i discepoli sanno d’essere responsabili nei confronti del mondo e d’ogni realtà terrena. 

“Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri amici.” (Giovanni, 15:13)

Con la Cena del Signore, i discepoli vogliono sottolineare che Gesù, più che il fondatore della comunità, è il principio vitale, tuttora vivo e operante, in mezzo ad essa. 

Gesù è la vite e i discepoli sono tralci che ricevono linfa dalla vite.  
Egli è il pastore che custodisce le pecore che gli appartengono, conoscendole  e chiamandole ciascuna per nome. 

Per la propria salvezza ognuno deve continuare a seguire il Signore come discepolo identificandosi in Lui nell’amore e nella sofferenza. 
  
Appartenere a Gesù ed essere a Lui uniti è la condizione essenziale per continuare ad essere parte della Comunità.
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    UNA COMUNITA ORDINATA

Per il discepolo di Gesù essere parte di una Comunità non rappresenta una scelta ma la necessaria conseguenza del proprio battesimo. 
Essa attesta la consapevolezza che lazione di Gesù di Nazareth non si è estinta con la sua morte (Ef. 4:11-16). 
Accettare il dono della salvezza offertaci da Dio rappresenta una decisione individuale ma essa viene ottenuta da quellunico sangue che il Signore Gesù ha sparso per tutti gli uomini. 
Esso unisce tutti i rigenerati facendone un solo Corpo in Lui (1Cor. 12:13). 
Attraverso la loro nuova vita e lamore reciproco, i discepoli, praticando lamore concreto e incondizionato verso ogni essere umano, diventano vera testimonianza dellefficacia della Sua morte e risurrezione.

In altre parole la Comunita', nella quale è presente Gesu' per opera dello Spirito, con la sua santificazione e fedelta' alla Parola, annuncia e rende concreto, rendendola visibile nel proprio tempo di fronte al genere umano, lopera di salvezza di Gesu' Cristo.

La Comunità, per effetto della presenza di Gesù, realizza tre aspetti della vita del discepolo:
·  Separazione dal peccato del mondo
·  Santificazione
·  Vita nel mondo come testimonianza del Vangelo
             
            

SEPARAZIONE DAL PECCATO DEL MONDO

Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con Lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato.  (Romani, 6:6-7 )
Con il battesimo siamo morti e risorti in Cristo, abbiamo rotto definitivamente con il peccato. 
Siamo nuove creature che, strappate da questo mondo perverso (Gal. 1; 4), diventano la testimonianza dellannuncio salvifico di Gesù e del Regno di Dio.
            

Santificazione

Non identificatevi con la mentalità di questo mondo ma trasformatevi mediante il rinnovamento della mente…” (Romani, 12:2)

La santificazione della Comunità, affinché diventi viva testimonianza dellamore del Padre verso il genere umano operata per mezzo di Gesù, richiede un serio impegno per coloro che sono nati a vita nuova (2Cor.7:1; 1Tess.4: 3; Ef. 4: 20-31). 
Nella Comunità cincamminiamo nellesperienza di una nuova vita che richiede una revisione continua dei nostri rapporti e atteggiamenti con le persone e le cose, al fine di non essere assorbiti dalla mentalità e dallo stile di vita del mondo. 
Nella Comunità lo Spirito, direttamente o per mezzo dei fratelli e delle sorelle, opera questa progressiva trasformazione separandoci dalla mentalità e dalle opere del mondo, per consentirci la ricerca e lobbedienza alla volontà di Dio.

Lo Spirito Santo, la riunione dei discepoli e i suoi doni

Molti pensano che, in particolari giorni, sia doveroso radunarsi per onorare, ringraziare e adorare Dio.
E un atteggiamento che possiamo definire riduttivo e legalistico, non condivisibile, che è proprio di credenti daltre religioni piuttosto che di discepoli di Cristo.
Liniziativa è sempre di Dio. E lo Spirito che chiama e raduna, come e quando vuole, i discepoli per rendere presente in mezzo a loro il Cristo vivente.
Solo nella riunione dei discepoli, operata dallo Spirito, si è certi della presenza consolante di Gesù risorto.
Poiché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro.  (Matteo, 18:20)

Egli ammaestra e fa conoscere ai discepoli la volontà del Padre, affinché possano crescere nellobbedienza della fede e li innalza, perché membra del suo corpo, al Padre. 
La riunione dei discepoli è un momento di crescita e di santificazione alla scuola di Gesù risorto.Per questo lo Spirito opera e fa sorgere, in qualsiasi momento ritiene opportuno, doni diversi utili alla loro consolazione, alledificazione del Corpo di Cristo e allannuncio del Vangelo. 
Sono doni che solo il discernimento della Comunità riconosce e conferma, perché frutto del medesimo Spirito.  (Atti, 13: 1-3) 
Ogni iniziativa di Dio richiede una risposta che, nella riunione dei discepoli, è quella di rendere grazie al Padre ricercando la sua volontà e rinnovando limpegno con Lui assunto al momento del battesimo.

La correzione fraterna

Lamore che proviene da Dio, manifestatosi in Gesù, obbliga a prendersi carico del proprio fratello e della propria sorella affinché la Comunità sia e dimostri di essere il Corpo di Cristo, puro e santo, che possa esercitare la missione ricevuta. 
Solo in questottica si può comprendere ciò che può definirsi come disciplina della Chiesa-Comunità”. 
La pratica di battezzare pubblicamente è importante perché significa che i nuovi credenti si legano alla disciplina della Chiesa-Comunità. 
Una delle indicazioni bibliche sulla disciplina della Comunità si trova in Matteo (Mt. 18:5-22.) Questi versetti forniscono un quadro biblico adeguato allordinata esistenza di una vera Chiesa-Comunità. 
Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato alla comunità il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo allassemblea; se non ascolterà neppure lassemblea, sia considerato come un gentile o un pubblicano  (Matteo, 18:15-17)

Questo passo biblico evidenzia limportanza fondamentale che riveste per la Comunità lesercizio della correzione fraterna. Essa è finalizzata a liberare i fratelli e le sorelle erranti dal peccato e per restituirli ad un giusto rapporto con Dio e con la fratellanza della Comunità.

La pratica della disciplina consente la credibilità della testimonianza della Comunità Cristiana nel mondo.

La confessione e lassoluzione, o esclusione, deve essere quindi intesa come un servizio damore nellaiuto fraterno e nellincoraggiamento a continuare insieme il camino nella risurrezione in Cristo. 
Considerare un fratello come un gentile o un pubblicano non significa affatto che deve essere evitato ma che deve essere oggetto di ricerca e preoccupazione. 
Questo è quanto ci insegna limitazione di Gesù che era così preso dalla ricerca dei pubblicani e dei peccatori da essere accusato di coltivare la loro amicizia (Matteo, 11: 9) 
La Comunità con la correzione fraterna è ben lungi dallaver chiuso con i fratelli e le sorelle per i quali ha dovuto esercitare la funzione di interpretare la volontà di Dio.
Essi diventano oggetto damore e di perdono a testimonianza che il Padre, manifestatoci da Gesùè Padre misericordioso e paziente: non secondo i limitati criteri umani ma dello Spirito. 
Per interpretare correttamente Matteo 18: 15-17, bisogna collegarlo a Matteo 18: 21-22, prendersi cura del proprio fratello e perdonare indefinitamente è una ricchezza cristiana più grande del potere di scomunicare.

La libertà in Cristo del discepolo e la disciplina nella Chiesa-Comunità

Il discepolo che è risorto a nuova vita è nella libertà in Cristo e non è più soggetto alla legge. 
Cristo è il fine della legge per la giustizia di ogni credente (Romani, 10:4) e ai suoi discepoli non ha dato altro comandamento che quello dellamore.

Dove vi sono uomini che comandano o proibiscono non può regnare la grazia dello Spirito Santo.

Lesercizio della correzione fraterna o disciplina da parte della Comunitàè un momento estremamente impegnativo. E'la Comunità che per prima deve esaminare se stessa per verificare se il suo comportamento e la sua mentalità sono conformi a quella del Cristo. 
La Comunità è sempre in cammino ed in tensione per seguire Gesù.
Essa non può adagiarsi ma deve essere estremamente attenta a non soffocare lo Spirito interpretando per peccato ciò che invece è richiamo profetico ad abbandonare atteggiamenti e certezze umane. 
In altre parole, nella correzione fraterna, la Comunità deve sempre tener conto della libertà in Cristo del discepolo. 
Essa deve intervenire non in merito a particolari atteggiamenti, sensibilità od opinioni, anche religiose, che possono apparire non condivisibili - come ben evidenzia Paolo in Romani 14 - ma solo quando il discepolo dimostra concretamente di non adempiere il comandamento dellamore nei confronti dei fratelli, delle sorelle o del prossimo.  

Altrimenti la Comunità
“…vede il peccato là dove non c'è e ha imposto leggi, comandamenti o divieti che sono contro il Signore Gesù Cristo e lautorità e la direzione del suo Spirito, perché non è stato dato altro comandamento ai suoi che lamore.                            

La necessità della santificazione esprime che come Cristo fu Puro e Santo così le sue membra, che formano la Comunità, devono essere pure e sante. 
Solo attraverso la propria santificazione, la Comunità, anticipando il Regno di Dio, adempie al mandato e al dovere dessere testimonianza e annuncio del Vangelo al genere umano.
I discepoli che trasformano il messaggio di Cristo in esperienza di fede vissuta, realizzano lanticipazione del Regno di Dio nel nostro tempo.


Vita nel mondo come testimonianza del Vangelo

Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate vicendevolmente; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri  (Giovanni 13:34-35) 
Come tu mi hai mandato nel mondo, anchio li ho mandati nel mondo…”  (Giovanni 17:17)


Una Comunità che vive in Cristo e realizza lamore reciproco, diventa una Comunità missionaria.
Il suo comportamento morale non conformista, la rende estremamente visibile.

Una Comunità che in contrasto con la mentalità del mondo si prende carico concretamente non solo delle necessità dogni suo membro ma di quelle di qualsiasi altra persona che vede nel bisogno, ama i suoi nemici (e i suoi amici), dice la verità, rinuncia ad ogni potere e onore e si comporta conformemente al messaggio che annuncia, comunica al mondo il segno della riconciliazione e dellamore di Dio e anticipa la realizzazione del suo Regno.

Le forme di obbedienza concreta che si manifestano nei vari aspetti della vita della Comunità, saranno per se stesse un poderoso - talvolta estremamente poderoso -messaggio missionario. 
E questa la visibilità missionaria di cui Gesù parlava.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia lucecosì risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre  (Matteo 5:14-16)

Una Comunità aperta...
Vivere in Cristo nellamore reciproco, consapevoli di essere un unico Corpo nel quale ognuno è membro dellaltro, anticipa la realizzazione del Regno di Dio nel nostro tempo. 
Questo Regno è offerto da Gesù a tutto il genere umano. 
Fare la volontà di Dio ed essere discepolo di Cristo vuol dire amare e vivere per gli altri. 
Per tale motivo una Comunità chiusa in se stessa, soddisfatta di se stessa, che ignora chi non vi fa parte o li disprezza e li evita, non è più la Comunità dei discepoli di Gesù.

Non giudicate affinché non siate giudicati, poiché secondo il giudizio con cui giudicate sarete giudicati e con la misura con la quale misurerete sarete misurati
 (Matteo 7:1)                                                    

Giudicando ci poniamo di fronte al prossimo con un distaccato atteggiamento di superiorità e discriminazione. 
Lamore non lascia luogo e tempo per questatteggiamento. Il prossimo, per chi ama, non può essere oggetto di esame o di giudizio ma, in ogni momento, ha un reale diritto al mio amore, al mio servizio, al mio sacrificio. 
Lamore di Cristo per il peccatore costituisce la condanna del peccato anzi è lespressione più profonda dellodio per il peccato. 
Per questo motivo lamore incondizionato e concreto, senza alcuna discriminazione, nel quale i discepoli di Gesù devono vivere nel mondo seguendo il Maestro, opera, in modo assoluto, la condanna più radicale del male.

per poter annunciare la Salvezza

La Comunità dei discepoli, nella nuova nascita e nellobbedienza di fede, raggiunge lo scopo affidatogli da Gesù: essere il Suo Corpo che prosegue nel tempo presente, lopera di salvezza. 
Una Comunità rende concreto in modo credibile linvito ad entrare nel Regno di Dio solo attraverso lamore che le è stato insegnato dal Maestro e che vive in essa per potersi espandere, incondizionatamente, a tutto il genere umano:

Ma io vi dico: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche laltra, a chi ti leva il mantello non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede e a chi prende del tuo non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate solo coloro che vi amano, qual'è il vostro merito? Anche i peccatori amano coloro che li amano. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, qual’è il vostro merito? Anche i peccatori fanno lo stessoSiate dunque misericordiosi com'è misericordioso il Padre vostro  (Luca, 6:27-36)   


             ASPETTI DELLA VITA DEI DISCEPOLI

Quelli che egli ha preconosciuti li ha anche predestinati a divenire conformi allimmagine del suo Figlio, affinché egli sia il primogenito di molti fratelli  (Romani, 8:29)

La grande promessa fatta a coloro che sono stati raggiunti dalla chiamata di Gesù Cristo, dice che essi saranno uguali a Cristo. 
Essi porteranno la sua immagine quali fratelli del primogenito figlio di Dio. Il destino del discepolo è di essere come Gesù”. 
Limmagine di Gesù Cristo che il discepolo ha sempre davanti a se, penetra in lui, lo riempie, lo forma di nuovo, cosicché il discepolo divenga simile, anzi uguale al Maestro.

            Una vita semplice e nella rinuncia al potere

Non accumulatevi tesori sulla terra, dove il tarlo e la ruggine logorano e i ladri scassinano e rubano. Accumulate invece i tesori nel cielo, dove né il tarlo né la ruggine logorano e i ladri non scassinano né rubano. Infatti dov’è il tuo tesoro, ivi è pure il tuo cuore    (Matteo, 6:19-21)

La vita del discepolo si concretizza nel fatto che nulla deve frapporsi fra Gesù e lui. 
La preoccupazione per i beni del mondo cerca di distrarre il cuore del discepolo ma la comunione con Gesù e lobbedienza ai suoi comandamenti vengono prima. 
I beni sono dati per essere usati in vista del Regno di Dio, non per porre in essi le nostre speranze e le nostre certezze. 
Il comportamento del discepolo, nellonestà e semplicità di vita, deve testimoniare, attraverso il distaccato atteggiamento nei confronti dei beni, che ogni fiducia è posta nel suo unico tesoro: Gesù stesso. 
Per questo i discepoli sono invitati a prendere esempio dai fanciulli e a chiamare Dio abbà”, vale a dire papà.
I discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: Chi dunque è il più grande nel Regno dei cieli? Ma egli, chiamato a sì un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: In verità vi dico, se non vi convertirete e diventate come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli. Chi dunque si fa umile come questo fanciullo, quello è il più grande nel Regno dei cieli (Matteo, 18:1-4)

Secondo la mentalità del mondo, la più grande autorità o il più grande potere rende, chi li possiede, la figura più grande nella società. 
Ma la risposta di Gesù alla domanda su chi è il più grande nel Regno dei Cieli, è data attraverso lesempio di un fanciullo. E ciò perché il fanciullo è considerato un essere indifeso e dipendente, senza alcun potere. 
Nel suo Regno è solo Dio che ha il supremo potere o autorità. La vicinanza a Dio, e perciò la grandezza nel Regno, dipende dal grado con il quale i discepoli si sottomettono a Dio, dandogli il primo posto nella loro vita. 
Quando Dio domina la vita di una persona, allora questa è grande nel Regno di Dio. 
Il discepolo di Gesù rinuncia o fugge da ogni potere od onore per testimoniare che il sistema dei valori della società è capovolto rispetto al Regno di Dio: agli occhi di Gesù nessun potere può rendere grande una persona se non proprio la sua mancanza di potere.

            Nel rifiuto di ogni violenza

Avete inteso che fu detto: occhio per occhio e dente per dente ma io vi dico di non opporvi al malvagio, anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche laltra e a chi vuol contendere con te e prendere la tua tunica, lascia anche il mantello
Avete anche inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico, ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro celeste, perchè egli fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti  (Matteo 5:38-46)

Per nessun motivo ed in nessuna situazione, né per offesa né per difesa, il discepolo può esercitare violenza o spargere sangue. 
Ogni discepolo è membro del Corpo di Gesù Cristo: come il Maestro ha dato la vita per la salvezza anche dei malvagi così il discepolo, come testimonianza (Colossesi 1:24), deve essere pronto a dare la propria, esercitando la non resistenza anche di fronte alla violenza e alla guerra. 
Qualsiasi violenza morale o fisica separa, infatti, da Cristo poiché rinnega il precetto, che riassume ogni comandamento, amare il prossimo come noi stessi ed essere misericordiosi come lo è nostro Padre. 
Linsegnamento di Gesù rende chiaro anche il rapporto che deve sussistere tra il discepolo ed il mondo sulla base del fondamentale concetto espresso dallannuncio evangelico: essi sono nel mondo ma non sono del mondo (Gv. 17:11-16). 
I discepoli di Gesù appartengono, infatti, al Regno di Dio e non ai regni di questo mondo. 
Lobbedienza alle legittime autorità del mondo non può quindi impedire ai discepoli di dare la testimonianza damore richiesta dalla nuova nascita e dallessere in Cristo.

        
Nella sincerità
“Ma io vi dico di non giurare affatto…sia invece il vostro parlare: sì sì, no no. Il di più viene dallo spirito del male” (Matteo :34-7)                                                                                                              
Il comandamento di parlare con verità e semplicità è un aspetto della totalità dellimpegno del discepolo a seguire Gesù. Chi segue Gesù non ha nulla da nascondere al suo Signore e agli uomini. 

Il rifiuto di prestare giuramento non è semplicemente obbedire alla lettera ad un comandamento. 
Esso deve testimoniare lintegrità spirituale del discepolo: non solo si deve dire la verità, ma si deve vivere nella verità. 
Le membra del Corpo di Cristo sulla terra devono essere persone le cui parole corrispondono assolutamente alle azioni. 
Nel nostro tempo evitare di prestare giuramento significa anche dare una profonda testimonianza di due realtà distinte: il mondo ed il Regno di Dio. 
Le autorità del mondo non possono pretendere di vincolare una persona a Dio perché prometta o attesti dessere sincero. Ciò significa la pretesa di voler dominare il Regno di Dio.

Al servizio del genere umano

E Gesu' andava per le città e le borgate, insegnando nelle sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia ed infermità”  (Matteo 9:35)

Come il Maestro così i discepoli. Non vi può essere alcun dubbio sul mandato che i discepoli ricevono dal comportamento di Gesù nei confronti del genere umano: annunciare il Vangelo (lamore del Padre) e liberare ogni persona dalla malattia, dalla povertà, dallingiustizia come segno della riconciliazione con Dio. 
Il mandato è unico e non si può separare. 
Non vi è annuncio della Parola di Dio senza un contestuale concreto impegno nellaffrontare il bisogno delluomo. Sono aspetti inseparabili di ununica realtà.

Da questo abbiamo conosciuto lamore: egli ha dato la sua vita per noi, e noi dobbiamo dare le nostre vite per i fratelli. Se qualcuno ha dei beni del mondo e vede suo fratello che ha bisogno e gli chiude il proprio cuore, come può dimorare in lui lamore di Dio?
Figlioli non amiamo a parole né con discorsi, ma con i fatti e in verità”  (Giovanni 3:16-17)

Lamore è la testimonianza che il nostro è un Padre (Papà) misericordioso. 
Lamore è lanticipazione del Regno di Dio che è stato preparato per coloro che Egli ha creato e che ha reso suoi figli in Gesù. 
Senza lamore non vi può essere annuncio né invito ad accogliere la Parola di Dio. 
Non vi è pagina più chiara nel Nuovo Testamento di quella in cui Gesù parla del Giudizio Finale.

Venite benedetti dal Padre mio, possedete il Regno preparato per voi dalla fondazione del mondo, perché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, fui forestiero e mi accoglieste, fui ignudo e mi vestiste, fui malato e mi visitaste, fui in prigione e veniste da me. Allora I giusti gli risponderanno: Signore quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, egli dirà loro: In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a una solo di questi miei fratelli più piccoli, lavete fatto a me  (Matteo 25:34-40)  



       VIVERE DA DISCEPOLI
·      E lesempio di Gesù lautorità alla quale si sottomettono i suoi discepoli.
·      Essi, nati di nuovo, seguono Gesù per essere conformati alla sua immagine.
·      Dicono la verità e vivono nella verità.
·      Rifuggono da ogni potere od onore.
·      Compartecipano ogni loro bene a chi si trova nel bisogno.
·      Non restituiscono male per male, né resistono al malvagio, rispondendo al male con il bene.

Così  i discepoli di Gesù cercano di vivere una vita segnata dallintegrita' spirituale nella uale le loro azioni quotidiane manifestano, nellamore, lo Spirito vivente di Dio che è in loro. 
*   *   *   *   *
             
            Bibliografia di riferimento

Gastaldi Ugo: Scritti e opere 
Driver Juan: Comunidad y compromiso 
Snyder C.A.: Graines d’anabaptisme
Bonhoffer Dietrich: Sequela

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I VALORI EVANGELICI NEI QUALI CI RICONOSCIAMO


Per la grazia di Dio, cerchiamo di vivere e di proclamare il Vangelo, cioè la buona notizia della riconciliazione in Gesù Cristo.

1. Dio si 
è rivelato a noi come Padre, Figlio e Spirito Santo, il Creatore che intende restaurare lumanità decaduta chiamando un popolo ad essergli fedele, nella fratellanza, nelladorazione, nel servizio e nella testimonianza.

2. Gesù è il Figlio di Dio. Per la sua vita e il suo insegnamento, per la sua morte in croce e la sua risurrezione, egli ci ha mostrato come essere dei fedeli discepoli, egli ha redento il mondo ed offre la vita eterna.

3. Come chiesa, siamo una comunità composta da coloro che lo Spirito di Dio chiama a separarsi dal peccato, a riconoscere che Gesù Cristo è il Signore, a ricevere il battesimo dopo la confessione di fede a seguire Cristo nella propria vita.

4. Come comunità di fede, accettiamo la Bibbia come nostra autorità in materia di fede e di vita, interpretandola comunitariamente sotto la guida dello Spirito Santo, alla luce di Gesù Cristo, per comprendere la volontà di Dio ed obbedirla.

5. Lo Spirito di Ges
ù ci permette di confidare in Dio in ogni aspetto della vita, così da diventare portatori di pace che rinunciano alla violenza, amano i loro nemici, ricercano la giustizia, e compartecipano ciò che possiedono con chi è nella necessità.

6. Noi ci riuniamo regolarmente per rendere un culto a Dio, per celebrare la Cena del Signore, e per ascoltare la Parola di Dio, disposti a dar conto gli uni agli altri delle nostre azioni.

7. Come comunità mondiale di fede e di vita, oltrepassiamo le frontiere della nazionalità, razza, classe sociale, sesso e lingua, cercando di vivere nel mondo senza conformarsi ai poteri del male, dando testimonianza della grazia di Dio servendo gli altri, tutelando la creazione e invitando tutta lumanità a riconoscere Gesù Cristo come Salvatore e Signore.
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